mercoledì 19 marzo 2008

Matteo di Capua

C’era una volta nel Regno di Napoli un bambino di nome Matteo, che nel 1440 abitava a Capua, città in provincia di Caserta, nelle vicinanze del fiume Volturno.
Fin da piccino si divertiva a giocare alla guerra. Costruiva da solo spade, scudi e frecce di legno,
e duellava con il compagno Stefano.
Amava andare a cavallo e giocare con il cane dello zio, che si chiamava Volturno, come il fiume, perché era lì che era stato trovato.




La sorella Marta giocava volentieri con la palla, e spesso la lanciava al cane, nella vana speranza che questi gliela riportasse, ma Volturno puntualmente gliela rubava.

Suo padre era contadino. In autunno arava la terra facendo trascinare l’aratro dai buoi.

In estate, quando il grano era maturo, lo trasportava con il carro in città.
Spesso diceva: “Caro Matteo, quando sarai grande mi aiuterai a mietere il grano e verrai con me al mulino per macinarlo. Poi insieme caricheremo i sacchi di farina ottenuta”.
Ma Matteo voleva fare il soldato. Non diceva niente al padre perchè sapeva che si sarebbe dispiaciuto.
Anche la madre si sarebbe dispiaciuta, perchè avrebbe temuto di perderlo. Lei non gli chiedeva neppure di aiutarla a portare l’acqua quando si recava al pozzo a fare provvista, tanto temeva per la sua salute.
Così Matteo divenne un giovane alto e robusto, e gli sarebbe piaciuto diventare una guardia del Re.
Da poco era salito al trono del Regno di Napoli un re di nome Ferdinando, figlio naturale di Alfonso V.
Non aveva nessun nonno che si chiamasse Ferdinando, per cui fu chiamato Ferdinando I.
Un giorno a Capua ecco arrivare a cavallo i soldati del Re.
Erano tutti coperti da una armatura lucidata a specchio. In testa avevano un elmo lucido lucido.
In mano ciascuno di loro aveva una lancia chiamata alabarda. Qualcuno impugnava un’ascia, qualche altro una mazza incatenata a tre palle chiodate, detta mazzafrusta.
Matteo era incantato. Ce n’era uno che suonava la tromba. A quel suono tutti si radunarono e cominciarono a sfilare a tre a tre, come gli scolari in fila.
I cavalli erano bardati a festa, con stoffe multicolori e ricami preziosi, altissimi come Matteo non ne aveva mai visti.
Egli desiderò ardentemente di trovarsi lì, in mezzo a loro, in groppa a quei cavalli purosangue che potevano appartenere solo ad un re, per quanto erano belli e maestosi.
Così Matteo si avvicinò ad un cavaliere che si accingeva a partecipare ad un torneo equestre, e disse:
Mi piacciono i vostri scudi, le vostre asce, le vostre frecce, ma io saprei costruirne di più robusti. Mio nonno è fabbro, e mi ha insegnato bene l'arte del ferro”.
Accetto la sfida”, disse il cavaliere. “Vieni con me, ti presento al Capitano”..
Il Capitano provò subito simpatia per Matteo, e ….. come si suol dire ….. lo prese sotto la sua ala protettiva.
Convinse i genitori a mandarlo a Napoli con lui.
Matteo divenne Fabbro di Corte. Oltre a forgiare nuovi modelli di armature, sapeva costruire zoccoli resistentissimi, che inchiodava direttamente sull’unghia del cavallo, come un bravo maniscalco.
Era felice di servire il Re, ma desiderava diventare un eroe.
Sognava di diventare Generale, e magari Duca.
Un giorno Re Ferdinando passeggiava fuori dalle mura della Reggia. Un masso si staccò dal cornicione e stava per cadere proprio sulla testa del Re.
Matteo si lanciò addosso al malcapitato e lo allontanò dalla traiettoria della grande pietra.
Per riconoscenza Ferdinando I nominò Matteo Duca di Atri, nell’Abruzzo Ulteriore, che faceva parte del Regno di Napoli. In più gli regalò il castello posto alla foce del fiume Pescara, sul mare Adriatico, che era chiamato Castrum ad Mare, cioè Castellammare, con l’aggiunta di Adriatico per distinguerlo da un altro Castellammare, vicino Napoli.
Castellammare Adriatico era parte della più grande Pescara, conosciuta anticamente come Pischarìa perché luogo molto pescoso (pieno di pesci).
Pischaria era stata usata dagli antichi Romani come porto sull’Adriatico, con il nome di Ostia Aterni, cioè porto dell’Aterno. Aterno era ed è l’altro nome del fiume Pescara, che in realtà si chiama Aterno-Pescara.
Correva l’anno 1462.
Non si sa se il Duca Matteo abitò mai in quel castello/fortezza, però lo trasformò per renderlo sempre più bello (chissà se trovò un cane e lo chiamò Pescara?)
Egli fu impegnato nella conquista di nuove terre, e si distinse sul campo tanto da divenire Viceré d’Abruzzo.

(Testo di Adriana Cefaratti - i disegni sono ripoduzioni di originali da internet o da stampe per bambini)

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